Scritti e Testi in Evidenza da Fonti diverse e citate
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Luigi Pareyson da:"Filosofia della Libertà" (p.16-17)
Per la libertà considerata nella sua purezza la filosofia ha sempre manifestato un’aperta diffidenza se non addi­rittura una certa qual apprensione. Bisogna riconoscere che la libertà vera e profonda suscita nell’uomo un senso di disagio e di timore, come con inarrivabile perspicacia ha dimostrato Dostoevskij nella Leggenda del Grande In­quisitore, rappresentando gli uomini come incapaci di sop­portare il terribile peso della libertà che il Cristo ha donato all’umanità. Il fatto è che la libertà del Cristo è come quella dei demoni: illimitata. Oltre che un carico insoste­nibile questa è parsa una circostanza estremamente peri­colosa. Eppure la libertà o è illimitata o non è. Essa ignora ogni limite e legge se non quelli che ha volontariamente accettato. La contestazione è la prima forma del suo eser­cizio, come possibilità di consenso o rifiuto. Non s’arre­sta neppure di fronte a Dio, rivendicando il diritto di metterlo in discussione; e non sarebbe Dio quello che le contrastasse questo diritto e non ne sollecitasse l’uso. Egli stesso vuol mettersi nel pericolo ben consapevole del rischio che corre esigendo che la risposta umana alla sua domanda sia assolutamente libera. Egli si pone in condi­zione di poter condannare la ribellione solo in quanto non la impedisce, giacché essa è l’unico sfondo su cui possa prendere risalto e valore l’obbedienza. Nessuno vor­rà seriamente negare che è meglio il male libero che il bene imposto: il bene imposto reca in sé la propria nega­zione, perché vero bene è solo quello che si fa liberamen­te, potendo fare il male; mentre il male libero ha in sé il proprio correttivo, ch’è la libertà stessa, dalla quale potrà un giorno scaturire il bene libero. Ciò nonostante un languido spiritualismo ha potuto pensare che per de­finizione la libertà ha in sé la propria legge, nel senso che in caso contrario non sarebbe libertà ma licenza. Que­sto comodo ma incauto ottimismo potrà rassicurare gli sprovveduti, ma si dimostra del tutto ignaro del carattere tragico della libertà, che, consapevole di poter essere prin­cipio non meno di perdizione che di affermazione, si as­sume la dura responsabilità di mettere in discussione ogni legge e adottarne una solo se liberamente accolta. ….


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