Scritti e Testi in Evidenza da Fonti diverse e citate
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Raimon Panikkar - Divinità
Gli studiosi possono discutere se l'umanità sia o non sia monoteista, se un dio personale sia una verità universale o se veramente esista un creatore, se gli atei siano nel giusto quando denunciano ogni sorta di antropomorfismo e di dogmatismo, se ci sia un'origine divina di questo universo o se l'attenda una gloriosa o catastrofica parusia. Una cosa sembra emergere come universale culturale e costante storica: oltre al mondo e all’uomo c'è un terzo polo, una dimensione nascosta, un altro elemento che ha ricevuto e tuttora riceve i nomi più svariati, ciascuno dei quali testimonia la sua potenza e l'incapacità degli uomini di ridurre ogni cosa a un denominatore comune.
L'essere umano, dunque, sia come individuo che come specie, non è solo. L'uomo non è solo non soltanto perché ha una terra sotto i piedi, ma anche perché ha un cielo sopra la testa. Ma c'è ancora qualcosa, qualcosa di più di quello che lo sguardo incontra o che rientra nella portata del mentale. C'è qualcosa di più, qualcosa che gli uomini non possono adeguatamente definire, ma che nondimeno li tormenta. Questo qualcosa è libertà e infinità. La divinità si pone per tutto ciò che non è finito (in-finito): in questo modo consente la realizzazione, in un senso o nell'altro. L'uomo ha bisogno di uno spiraglio - e lo scopre -, di una via che conduca fuori dalle angustie delle vicende esclusivamente empiriche o ideologiche della vita quotidiana. L'idea della divinità può aprire tale spiraglio, a patto che venga mantenuta libera da qualsiasi contenuto particolare. Diventerebbe allora un simbolo per il mito emergente di una razza umana che non può più permettersi di trasformare le differenze culturali in una tragedia cosmica.


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