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Da: "Il coraggio di ESSERE LIBERI" di Vito Mancuso (Garzanti)
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All'inizio la libertà non c'è, è tanto prigioniera da risultare assente, è solo una vaga e inespressa potenzialità. All'inizio ci dobbiamo liberare e per questo la libertà si dice anzitutto come liberazione, la nascita della libertà avviene sempre sotto forma di liberazione. Si tratta di liberarsi dalle strutture e dalle persone che ci hanno nutrito e custodito e che inevitabilmente ci hanno imposto la loro logica e il loro pensiero. Per questo nella prima fase del suo sviluppo la libertà si muove all'insegna del no: no al padre, no alla madre, no all'intera famiglia, no ai professori, no ai soliti amici, no al movimento, no alla parrocchia, no a qualunque altro sistema o persona. E infatti solo dicendo no che si giunge a quella liberazione che garantisce indipendenza e autonomia, e chi non sa dire no, strappandosi dagli abbracci protettivi dei vari sistemi di cui fa parte, è destinato a non respirare mai l'aria della libertà. Tale primo passaggio porta l'io a prendere coscienza di sé e del suo valore e a costituirsi al centro delle sue relazioni secondo un sistema che in termini cosmologici si potrebbe definire geocentrico e in termini psicologici egocentrico, tappa assolutamente necessaria per giungere all'autostima, alla consapevolezza, alla capacità di relazioni e di lavoro.
La libertà però matura veramente quando comprende che il no più significativo che è chiamata a pronunciare è quello rivolto a se stessa: no ai propri capricci, no alle proprie voglie, no alle proprie pigrizie, no al proprio narcisismo, no alle proprie paure, no ai propri complessi, no alle proprie idiosincrasie. Non si tratta per nulla di un processo facile, anzi, esso può durare, e quasi sempre dura, tutta la vita: è molto impervio il cammino della liberazione di sé dal sé, della lotta contro il proprio nemico interiore.
La condizione essenziale perché tale liberazione interiore possa riuscire è che la libertà venga attratta da qualcosa (una passione, un'idea, un'esperienza, un incontro) più grande di lei a cui rivolgere il suo sì in modo appassionato e totale. Quando tale attrazione diviene un sì permanente ha inizio una trasformazione radicale che si può descrivere, riprendendo la metafora cosmologica, come passaggio dal sistema geocentrico al sistema elio- centrico: da un sistema centripeto tendente a far gravitare tutto attorno a sé, a un sistema centrifugo tendente a gravitare attorno a qualcosa più grande di sé. Il sistema della propria mente e della propria volontà che prima era chiuso, perché tendeva a ricondurre tutto a sé o per voracità o per paura, passa ora a essere aperto, perché non ha più come obiettivo l'incremento e il successo del sé ma la dedizione alla realtà più grande che si è scoperta e per la quale ora si vive. La più grande liberazione, quella dal proprio sé, è iniziata. L'io si concepisce secondo la logica del sistema, in funzione di qualcosa di più grande di sé, servendo non più se stesso ma l'organizzazione del sistema-vita, tappa assolutamente necessaria per superare il narcisismo e per sviluppare al meglio la capacità di relazioni e di lavoro.
E quanto il cristianesimo chiama conversione (metanoia) e altre religioni in altri modi: per esempio il buddhismo parla di illuminazione (bodhì o satori). Gesù racconta di un "tesoro nascosto nel campo: un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo" (Matteo 13,44). Colui che aveva trovato il tesoro avrebbe potuto portarlo via nottetempo senza bisogno di acquistare il campo, ma quello che è decisivo non è solo la scoperta del tesoro, è anche la vendita degli averi per l'acquisto del campo, cioè lo svuotamento di sé, la liberazione dall'ego. Normalmente l'ego con la sua attrazione gravitazionale piega lo spazio-tempo della mente deformandone la percezione della realtà: può persino giungere a diventare una specie di buco nero che assorbe ogni cosa riconducendo tutto a sé, persino la luce degli occhi degli altri, e che per questo rende radicalmente incapaci di amore. Ne viene che il vero tesoro appare consistere esattamente nella vendita dei beni, ovvero nella liberazione dall'orribile egocentrismo autoreferenziale.
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