Scritti e Testi in Evidenza da Fonti diverse e citate |
Da: "Che Cos'è La Scienza La Rivoluzione Di Anassimandro" di Carlo Rovelli |
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Ancora Platone, due secoli dopo, racconta di viaggi in Egitto e conversazioni con i sacerdoti egizi fatti al tempo di Solone, cioè al tempo di Anassimandro, per sapere cose che in Grecia non si sapevano… Dalla fertilizzazione reciproca fra il vasto sapere tradizionale mediterraneo e la novità politica culturale del giovane mondo indoeuropeo greco nasce l'immensa rivoluzione culturale di Mileto.
C'è un racconto fatto da Erodoto, che coglie meravigliosamente questo momento magico nella storia dell'umanità. Erodoto racconta di un'esperienza durante un suo viaggio in Egitto, esperienza che, dice Erodoto, ripete un'analoga esperienza di Ecateo, il geografo e storico di Mileto che migliora la carta del mondo di Anassimandro.
Ecco le parole di Erodoto:
Quando Ecateo, lo storico, arrivò a Tebe, si vantò della sua ascendenza, sostenendo che un suo antenato di sedici generazioni prima era stato generato da un dio. I sacerdoti egiziani reagirono con lui esattamente come hanno fatto con me, sebbene io non mi fossi vantato della mia famiglia: mi hanno accompagnato nel santuario interno del tempio, che era un vasto locale, e mi hanno mostrato una moltitudine di colossali statue in legno. Le hanno contate davanti a me, mostrandomi che erano esattamente nel numero che mi avevano detto. Il costume era che ogni grande sacerdote facesse costruire la sua statua nel tempio. Mostrandomi i volti, e indicandomi il loro nome, i sacerdoti mi assicurarono che ciascuna statua rappresentava il figlio del grande sacerdote rappresentato nella statua precedente, e questo si ripeteva lungo tutta la sequenza, iniziando con la statua del grande sacerdote che era appena deceduto, via via all'indietro fino all'inizio della serie. Quando Ecateo, vantando la sua genealogia fece menzione di un dio come suo sedicesimo antenato, essi opposero la loro genealogia alla sua, rifiutando di credere che un uomo potesse essere nato prima di un dio. Le colossali figure rappresentavano ciascuna un nobiluomo, e cioè un uomo, nato da un altro nobiluomo, e il loro numero era di trecentoquarantatré. Lungo tutta la serie, nobiluomo seguiva a nobiluomo e nella sequenza non c'era alcun dio o eroe. [Erodoto, Le Storie, II, 143]
Il dettaglio e l'insistenza di Erodoto nel narrare questo episodietto, in cui riconosce la propria esperienza come una ripetizione di quella che doveva avere letto nel testo di Ecateo, testimoniano l'impressione profonda che doveva avere fatto sulla cultura greca l'incontro con l'antichissima tradizione egizia. Ecateo, come tutti i Greci, pensa che il mondo abbia meno di una ventina di generazioni e si vanta della sua prossima discendenza divina; ed ecco, invece, che il grande sacerdote che lo accompagna nell'antico e oscuro tempio gli mostra la testimonianza, difficile da mettere in dubbio, di trecentoquarantatré generazioni di civiltà umana.
Il breve passato ellenico ne esce ridicolizzato. Se è successo a Ecateo e a Erodoto, è probabilmente successo a molti illustri visitatori greci in Egitto, come Talete e forse Anassimandro. Come scrive Shotwell nel 1922, con una bellissima immagine, "forse non ci sbaglieremmo di molto se provassimo a datare - per quanto queste cose possano essere datate - il momento decisivo del risveglio critico e scientifico greco, in uno di questi incontri nella oscura camera interna del grande tempio di Tebe. Non bisogna dimenticare che fu poi il visitatore greco, e non il sapiente prete egizio, ad apprendere la lezione. […] È stato lì che il pensiero critico è forse sorto nel mondo occidentale. Lì è iniziato quel coraggioso e libero spirito di ricerca che diverrà il segno del pensiero greco". Shotwell parla della nascita della storiografia, ma le sue parole valgono ancor più per lo spirito scientifico in generale.
Quasi come la scimmia di Kubrick davanti al monolito di2001 Odissea nello spazio, un greco, davanti alle statue egizie che contraddicono spettacolarmente la sua orgogliosa visione del mondo, ha forse cominciato a pensare che le nostre certezze condivise potessero essere messe in dubbio.
È l'incontro con la diversità che può aprire la nostra mente, ridicolizzando i nostri pregiudizi.
Penso che tutto ciò, sia aggiunto fra parentesi, ci possa essere di monito: ogni volta che come nazione, come gruppo, come continente, o come religione, ripieghiamo in noi stessi nella celebrazione della nostra specifica identità, non stiamo facendo altro che celebrare i nostri limiti e cantare la nostra stupidità. Ogni volta che ci apriamo alla diversità e ascoltiamo ciò che è diverso da noi, stiamo contribuendo all'arricchimento e all'intelligenza della razza umana. Un "ministero dell'identità nazionale" come quello istituito di recente in alcuni paesi europei, è un ministero dell'ottusità nazionale.
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