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Un ateo fedele (André Comte-Sponville - Da: CONCILIUM 4/2010 -)
Quanto alla mia maniera di essere ateo, la posso caratterizzare in una frase: sono un ateo non dogmatico e fedele.
Ateo, certo, è il dato più semplice, visto che non credo in Dio.
Perché ateo non dogmatico? Perché riconosco evidentemente che il mio ateismo non è un sapere - visto che non è possibile alcun sapere su Dio o sulla sua inesistenza. Tutto allora dipende dalla domanda che mi viene rivolta. Se mi si chiede: "Lei crede in Dio?", la risposta è molto semplice: è no. In compenso, se mi si chiede: "Dio esiste?", la risposta è necessariamente un po' più complicata: perché, per onestà intellettuale, io devo cominciare con il dire che non ne so nulla. Non si tratta di incompetenza da parte mia; il fatto è che la domanda eccede qualsiasi sapere possibile (su ciò vedi  Montaigne, Pascal, Hume, Kant). L'ho detto molte volte: se incontri qualcuno che ti dice: "Io so che Dio non esiste", non si tratta in primo luogo di un ateo, bensì di un imbecille. E lo stesso se incontri qualcuno che ti dice: "Io so che Dio esiste". Si tratta di un imbecille che ha la fede (cosa che io non gli rimprovero in alcun modo) e che, scioccamente, prende la propria fede per un sapere il che costituisce un duplice errore: teologico (la fede è una grazia, cosa che il sapere non può essere) e nel contempo filosofico (perché confonde due concetti diversi: la credenza e il sapere).
A volte mi dicono che io sono più agnostico che ateo. Questo significa fraintendere l'agnosticismo. L'agnostico non è colui che riconosce di non sapere se Dio esiste o no (sia credenti sia atei lo riconoscono, se sono lucidi), è colui che decide di attenersi a questa confessione di ignoranza, che si rifiuta di decidere, che lascia la questione aperta, in breve che del grande sondaggio metafisico spunta la casella: "senza opinione". Questa non è affatto la mia posizione. Io non so se Dio esiste o no. Ma credo che non esista. Un ateo non dogmatico non è meno ateo di un altro. È semplicemente più lucido.
Perché, ora, ateo fedele? Perché, pur essendo ateo, e ormai da quarantanni, io resto legato, con tutte le fibre del mio essere, a un certo numero di valori che sono stati forgiati e trasmessi, per lo meno in parte, nelle grandi tradizioni religiose, e in modo particolare, visto che è la mia storia, nella tradizione giudeo-cristiana. Che Dio esista o non esista, che cosa cambia ciò alla grandezza dell'Ecclesiaste? Che cosa toglie ciò alla portata morale del messaggio evangelico? Io so bene che, per Gesù, è la fede, non l'amore, che salva (è un punto, sia detto per inciso, che i nostri cristiani umanisti hanno spesso tendenza a dimenticare). È per questo che io non sono né cristiano né cristico. Ma la fede rientra nel campo della religione, non della morale. Che Gesù abbia creduto in Dio, è più che verosimile. Questo non mi obbliga a crederci anch'io, né a rinnegare il resto del suo messaggio. Era un giudeo pio; il che non mi impone il suo giudaismo più della sua pietà, e non mi impedisce in materia di etica - e come faceva Spinoza - di riconoscere la bellezza, la nobiltà, la profondità del suo messaggio. È la verità, non la fede, che salva; è l'amore, non la speranza, che fa vivere. Ecco ciò che io credo, che mi fa ateo, e che io ritrovo comunque, almeno in parte, nei vangeli, per lo meno come li leggo io, ecco ciò che
io ho preso l'abitudine, con Spinoza, di chiamare "lo spirito di Cristo" , che molti anni prima aveva nutrito la mia infanzia, la mia adolescenza, e che continua, di quando in quando, a illuminarmi. Non che io passi il mio tempo a rileggere i vangeli: facendolo mi assale subito la noia (come tutti i testi scritti da e per proseliti sono barbosi); ma mi sono foggiato, sul filo degli anni, una sorta di Cristo interiore, che avrebbe perduto la fede ("Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?") e che per questo sarebbe solo più libero, più lucido, più amorevole. Un budda? Se si vuole. Ma che collocherebbe l'amore più in alto della sapienza, più in alto della salvezza, e questo è ciò che significa, per l'ateo quale sono io, la follia della croce. Vale più un amore doloroso che una serenità che fosse priva di amore.


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