I Libri della mia Biblioteca
in ordine di inserimento
Filosofia della Libertà
Luigi Pareyson
  • L'abisso della Libertà e la domanda fondamentale. - Heidegger, Schelling, Dostoevskij. - Il vincolo fra la Libertà e il nulla. - La Libertà come inizio e come scelta. - Possibilità e realtà del male. - Valore redentivo e rivelativo della sofferenza.
Lettera a una Chiesa che ha dimenticato Gesù
Ermanno Olmi
  • Attinge alle emozioni più profonde questa lettera appassionata, e il suo autore, fra i più grandi cineasti viventi, non nasconde che forse disturberà gerarchie e devoti benpensanti, ma nella sincera convinzione che il nostro Occidente e la nostra Italia – sempre più piccola e incapace di grandi slanci – abbiano bisogno di un supplemento d’anima. La Chiesa dell’ufficialità è sempre più lontana dagli uomini di questo tempo, il suo apparato ha esaltato la “liturgia del rito” dimenticando la “liturgia della vita”, ha aperto sportelli bancari anziché combattere l’idolatria del superfluo, ha fatto di se stessa un dogma svilendo la sacra libertà della coscienza. Questa progressiva lontananza dall’umanità è coincisa con un allontanamento da quel falegname e rabbì di Nazareth che con la sua vita ha suggerito l’unica strada della gioia: spendere senza sconti il bene prezioso della propria esistenza. Nel rivolgersi alla Chiesa, Olmi chiama in causa anche altre “chiese”, che con la loro supponenza si sono allontanate dalla realtà: le “chiese” dei potenti, delle lobbies, degli pseudo-intellettuali e di tutti coloro che vorrebbero condannarci a consumare in perpetuo per sostenere sistemi ed economie che hanno divorato il patrimonio di nostra madre Terra nell’illusione che le sue risorse fossero illimitate. Da sempre attento ai temi della religiosità, Olmi non disdegna di dire che la sua è frutto più del sentimento che della dottrina, perché «i sentimenti sono misteriosi, e hanno dentro più verità di qualsiasi ragionamento».
La confidenza. Analisi di un sentimento
Raimon Panikkar
  • In questo rapido e illuminante pamphlet Panikkar esprime una delle esigenze più radicali dell’uomo: la confidenza. La vita stessa di Pannikar, uomo "ponte" tra le culture, è stata una costante ricerca di confidenza negli incontri fra persone di mondi diversi. L’autore, in questo scritto giovanile, mostra già la sua vocazione ad attraversare i campi del sapere: l’analisi fenomenologica si unisce allo sguardo antropologico, la ricerca dei fondamenti metafisici si apre all’orizzonte religioso. La confidenza è certo un sentimento raro, quasi un dono, ma la tensione ad essa è dimensione dell’umano: "La comprensione dell’altro, che sia un avversario politico o qualcuno di diversa mentalità, un popolo di un’altra etnia, un cristiano di un’altra confessione, un esponente di un’altra religione o semplicemente di un’altra cultura, è un problema scottante del nostro tempo".
Il Principio Passione
Vito Mancuso
  • In questo grande libro Vito Mancuso assume la passione come prospettiva da cui leggere il mondo. Il problema in particolare è l’amore, il suo posto nel mondo e nella logica che lo regge. Quando si ama, quando si vive per il bene e per la giustizia, si rafforza il nostro essere natura, oppure lo si indebolisce estinguendone la forza vitale? Mancuso ritiene che quando amiamo mettendo la passione al servizio dell’armonia delle relazioni raggiungiamo la pienezza dell’esistenza, perché il nostro amore riproduce una più ampia logica cosmica tesa da sempre all’armonia relazionale. La tesi va a toccare i fondamenti stessi del vivere e viene illustrata attraverso un confronto con le grandi tradizioni religiose, con le filosofie e con la scienza, toccando questioni di cosmologia, biologia, fisica, fino a discutere il senso filosofico del bosone di Higgs o «particella di Dio». Ma come si concilia questa visione con l’universale esperienza del male? Nell’affrontare questo tema da sempre presente nel suo pensiero, Mancuso chiama sulla scena i Mostri, le Signorie cosmiche e le Potenze sataniche di cui parla la Bibbia ...
Se questo è un uomo
Primo Levi
  • Il testo venne scritto non per muovere accuse ai colpevoli, ma come testimonianza di un avvenimento storico e tragico. Lo stesso Levi diceva testualmente che il libro era nato fin dai giorni di lager per il bisogno irrinunciabile di raccontare agli altri, di fare gli altri partecipi ed è scritto per soddisfare questo bisogno. Il romanzo, durante la sua genesi, fu comunque oggetto di rielaborazione. Al primo impulso da parte di Levi, quello di testimoniare l'accaduto, seguì un secondo, mirato ad elaborare l'esperienza vissuta, il che avvenne grazie ai tentativi di spiegare in qualche modo l'incredibile verità dei lager nazisti.Dopo i versi introduttivi, la prefazione spiega quanto importante sia stato, per l'interessato, il fatto di essere stato internato solo nel 1944, periodo in cui le condizioni dei prigionieri erano ormai migliorate. L'autore dichiara di non aver inventato nessuno degli avvenimenti narrati. Dopo i versi introduttivi, la prefazione spiega quanto importante sia stato, per l'interessato, il fatto di essere stato internato solo nel 1944, periodo in cui le condizioni dei prigionieri erano ormai migliorate. L'autore dichiara di non aver inventato nessuno degli avvenimenti narrati. È essenziale, da parte dell'autore, lo scopo di alternare la testimonianza del vissuto ad altri scorci in cui egli assume la prospettiva dello scienziato (si ricorda che Primo Levi era un chimico e che svolse queste mansioni anche nel campo di concentramento): la società dei detenuti funziona secondo regole complesse ed incomprensibili per chi vi è appena arrivato, ma senz'altro oggetto di analisi da parte del narratore.
L'Ingenuo - Traduzione di E. Emanuelli (1944)
Voltaire
  • Un indiano Urone, chiamato l'Ingenuo, una volta giunto in Francia fa emergere la tensione fra natura e civiltà. Ne segue una faticosa formazione personale e intellettuale, che si affianca a una sempre maggiore attitudine critica nei confronti della società. Lo spirito critico di Voltaire si nutre di dispute acute e brillanti, con una prosa lucida e inventiva.
Elogio della follia
Erasmo da Rotterdam
  • Elogio della follia (dal greco : Morias Enkomion) è un saggio scritto nel 1509 da Erasmo da Rotterdam pubblicato per la prima volta nel 1511. Esso è considerato uno dei lavori letterari più influenti della civiltà occidentale e il catalizzatore della Riforma protestante. Il saggio è pieno di allusioni classiche recapitato con uno stile classico dei dotti umanisti del Rinascimento. Erasmo con quest'opera influenzò l'insegnamento della retorica durante la fine del sedicesimo secolo: l'arte dell'adossografia o elogio di soggetti senza valore divenne un esercizio popolare nelle scuole di Grammatica elisabettiane. L'opera si apre con una lettera a Tommaso Moro. Erasmo durante il viaggio di ritorno dall'Italia, per recarsi in Inghilterra, per non sprecare il tempo in inutili chiacchiere, con il cocchiere decide di riflettere sul ricordo degli amici che aveva lasciato in Inghilterra. Fra i primi che gli vengono in mente c'è Tommaso Moro, il suo più caro amico. Ispirato dal suo cognome di famiglia , che richiama il termine "moria", decide di scrivere e dedicargli un elogio alla follia. Erasmo è consapevole che la sua opera scatenerà la critica di molti teologi,scienziati e altri personaggi, ma ricorda che altri uomini famosi della storia hanno composto opere simili alla sua: Omero con "La guerra dei topi con le rane", oppure Virgilio con "La zanzara e la focaccia".
Quasi una preghiera
Adriana Zarri
  • Tu sai Signore che io amo pregarti seguendo i ritmi stagionali, perché la preghiera non è una petizione astratta o un parlare con te che prescinda dalla vita, dalle situazioni, dalle emozioni, dai colori che vedono i nostri occhi, dagli odori che vengono dal suolo". Già con queste parole Adriana Zarri ci dice che "Quasi una preghiera" non è una semplice guida liturgica per fedeli, ma un almanacco che parla di animali, fiori, odori, rocce, tulipani, alveari, rane e torrenti, perché nel mondo di silenzio e contemplazione di Adriana Zarri vita quotidiana e vita liturgica, ritmo della natura e dell'anima scorrono insieme. Il libro è articolato in quattro grandi sezioni, una per ogni stagione. Nei testi di Adriana Zarri c'è un interlocutore costante: un "tu" che è il Signore, ma che, allo stesso tempo, rappresenta anche l'uomo in carne e ossa, simbolo di tutte le persone comuni. Un "tu" a cui indirizzare le nostre osservazioni, le domande e i lamenti. Perché queste non sono preghiere ma "quasi preghiere": conversazioni, meditazioni, canti, scritti nella prosa intima e sincera a cui la Zarri ci ha abituati, una scrittura forte, vibrante, mai rassegnata, che riesce a parlare al cuore di tutti, a chi ama la meditazione e il silenzio e a chi pensa che si debba sempre far sentire la propria voce. A tutti offre un motivo di consolazione e un ricovero dalle ansie quotidiane, senza mai rinunciare all'impegno.
L' ultimo esorcista - La mia battaglia contro Satana
Amorth Gabriele, Rodari Paolo
  • Chi compone il numero telefonico dello studio di padre Amorth sente dall'altra parte la voce gracchiante di una segreteria: "Per ottenere un consulto il richiedente deve inviare i seguenti referti medici e psichiatrici...". Segue l'elenco degli esami clinici. Solo dopo il vaglio dei responsi specialistici, il sacerdote decide se ricevere il presunto indemoniato. All'età di 86 anni, con oltre 160.000 esorcismi praticati, il più autorevole esorcista della Chiesa cattolica racconta la sua lunga vita in lotta contro Satana. Dalla confessione a cuore aperto emergono particolari inquietanti: Satana abita le stanze del Vaticano; la scomparsa di Emanuela Orlandi è un mistero dietro il quale si nascondono sette sataniche; magia, spiritismo e superstizione si nascondono dietro l'omicidio della suora di Chiavenna e di altri efferati delitti perpetrati da adolescenti come Erika e Omar; sono in crescita i fenomeni di bambini posseduti da presenze oscure; la lotta contro il maligno, cominciata all'origine del mondo, è destinata a durare fino alla fine dei tempi, ma siamo alla battaglia finale. Nel lungo racconto, padre Amorth lancia infine una sconvolgente denuncia: la Chiesa non crede più all'esistenza del demonio, i vescovi non nominano esorcisti nelle loro diocesi e non ci sono più giovani preti disposti a imparare la dottrina e la pratica della liberazione delle anime.
INFERNO
Dan Brown
  • Il profilo inconfondibile di Dante che ci guarda dalla copertina è il motore mobile di un thriller che di 'infernale' ha molto. Il ritmo, prima di tutto, e poi il simbolismo acceso, e infine la complessità dei personaggi che conducono a un esito raro per i romanzi d'azione: instillare nel lettore il fascino del male, addirittura la sua salvifica necessità. Non è affatto sorprendente che lo studioso di simbologia Robert Langdon sia un esperto di Dante, anzi. E’ naturale che al poeta fiorentino e alla visionarietà con cui tradusse in forme solenni e oscure la temperie della sua epoca tormentata il professore americano abbia dedicato studi e corsi universitari ad Harvard. E quindi è normale che a Firenze Robert Langdon sia di casa, che il ‘David’ e Piazza della Signoria, il giardino di Boboli e Palazzo Vecchio siano per lui uno sfondo familiare, una costellazione culturale e affettiva ben diversa dal palcoscenico turistico percorso in tutti i sensi di marcia da legioni di visitatori. Ma ora è tutto diverso, non c’è niente di normale, nulla che possa rievocare una dolce abitudine. Questa volta è un incubo e la sua conoscenza della città fin nei labirinti delle stradine, dei corridoi dei palazzi, dei passaggi segreti può aiutarlo a salvarsi la vita. Il Robert Langdon che si sveglia in una stanza d’ospedale, stordito, sedato, ferito alla testa, gli abiti insanguinati su una sedia, ricorda infatti a stento il proprio nome, non capisce come sia arrivato a Firenze, chi abbia tentato di ucciderlo e perché i suoi inseguitori non sembrino affatto intenzionati a mollare il colpo. Barcollante, la mente invasa da apparizioni mostruose che ricordano la Morte Nera che flagellò l’Europa medievale e simboli criptici connessi alla prima cantica del Divino poema, le labbra capaci di articolare, nel delirio dell’anestetico, soltanto un incongruo “very sorry”, il professore deve scappare. E, aiutato solo dalla giovane dottoressa Sienna Brooks, soccorrevole ma misteriosa come troppe persone e cose intorno a lui, deve scappare da tutti. Comincia una caccia all’uomo in cui schieramenti aversi si potrebbero ritrovare dalla stessa parte, in cui niente è quel che sembra: un’organizzazione chiamata Consortium è ambigua tanto quanto un movimento detto Transumanesimo e uno scienziato come Bertrand Zobrist può elaborare teorie che oscillano tra utopia e aberrazione. Alla fine di un'avventura che raggiunge momenti di insostenibile tensione, Dan Brown ci rivela come nel nostro mondo la distanza tra il bene e il male sia breve in maniera davvero inquietante, catastrofe e salvezza possano essere questione di punti di vista e anche da una laguna a cielo coperto si possa uscire a riveder le stelle.
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